Il mistero dell'Erebus by Michael Palin

Il mistero dell'Erebus by Michael Palin

autore:Michael Palin [Palin, Michael]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Durante il terzo viaggio in Antartide, l’Erebus si fermò al largo della Tierra del Fuego per poter costruire un osservatorio magnetico. «Gli abitanti della Tierra del Fuego» scrisse in seguito Ross «si potrebbero descrivere come la razza più abietta e infelice tra quelle umane» anche se poi ammise che erano di buona compagnia. Questa incisione tedesca risale al 1881.

10.

«Tre anni da Gillingham»

Nel giorno stabilito, al completamento delle misurazioni magnetiche, le navi furono allestite per una breve spedizione di monitoraggio dell’attività magnetica intorno a capo Horn. Il medico di bordo McCormick, in occasione di una delle rare chiamate a prestare servizio in questa funzione, fece un ultimo tentativo di curare la figlia malata di uno dei residenti delle Falkland, il quarantaseienne capitano Allen Gardiner, marinaio e «ardente» missionario. La figlia sopravvisse, ma più tardi Gardiner e altre sei persone, tra cui la sua giovane seconda moglie, sarebbero morti di fame nel tentativo di diffondere la parola di Dio tra i nativi della Tierra del Fuego.

L’8 settembre 1842, con il vento a favore e tutte le vele spiegate, l’Erebus riuscì a uscire dallo stretto di Berkeley impiegando l’intera mattinata. Il luogotenente anziano, signor Sibbald, era stato lasciato a terra insieme a una squadra di altri sei ufficiali per occuparsi dell’osservatorio di Port Louis. La HMS Terror se ne andò invece senza il suo amatissimo primo luogotenente, Archibald McMurdo, a cui era stata diagnosticata una malattia cronica allo stomaco e che dovette essere rimpatriato per ricevere le cure appropriate. Ross aveva scritto una lettera all’Ammiragliato spiegando la situazione e raccomandando McMurdo per una promozione. Alla fine, essere rimandato a casa non ebbe ripercussioni negative sulla carriera di McMurdo, che arrivò al grado di vice-ammiraglio e morì trentadue anni dopo, dopo aver lasciato il segno sulla cartina dell’Antartide: portavano il suo nome uno stretto, una piattaforma di ghiaccio, una stazione di ricerca, una serie di valli secche e una “autostrada” polare.

Le due navi impiegarono dieci giorni per coprire le 425 miglia che le separavano da capo Horn. Non fu un viaggio facile. Soltanto due giorni dopo la partenza dalle Falkland, Cunningham scrisse che la nave «faticava ad avanzare e il mare era molto difficile ovunque». La notte di sabato 10 settembre il vento «soffiava forte come non mi era mai capitato di vedere». Il 12 era scoppiato «un vero e proprio uragano. Certe volte la nave sprofonda in posizione quasi verticale». E il tempo non migliorò. Il 15 ci fu «un mare spaventoso». L’equipaggio trascorse gran parte di quella tremenda settimana sottocoperta, con le vele di fortuna issate e i portelli bloccati con le assi. Invece, quando arrivarono a capo Horn, dove in genere ci si aspettava di trovare brutto tempo, il mare era diventato calmo e il cielo limpido. «È probabile che abbiamo visto questo capo di terrore e tempeste sotto un aspetto non proprio consueto» scrisse Ross con una sfumatura di rimpianto.

Ora comprendo la sua delusione, perché anch’io ho avuto un’esperienza simile, doppiando capo Horn mentre lavoravo per la BBC a bordo di una nave di pattuglia della Marina cilena, l’Isaza.



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